Articolo di marzo dell’autore Andrea

M-Oggi voglio farti una domanda io, potresti spiegare perché ti è difficile mantenere il contatto oculare con le persone?

Mi è difficile perché non riesco

M-  Cosa significa?

Significa che io ho difficoltà a farlo, non dipende dalla mia volontà

M-Qualcosa a livello fisico te lo impedisce?

Si,sarebbe bello vedere a lungo  negli occhi delle persone anche io

M-  Provi disagio quando ti guardano?

Si, a volte non voglio che mi si guardi perché ho vergogna di me, perché non parlo.

Dagli altri percepisco solo che sono muto

M-Tutti ti facciamo sentire così?

Si mi fate sentire tutti un muto

M-Come ti possiamo aiutare in questo?

Mi potete aiutare dandomi amore e salute come state facendo.

M-  Potrebbe essere, il tuo, un modo di sfuggire da qualcosa?

Si, è anche un modo di sfuggire dal giudizio degli altri, che vedono me diverso e  io non voglio essere diverso

M-A volte però riesci a mantenere lo sguardo per più tempo, come mai?

Perché qualcosa mi attira l’attenzione e io riesco a guardare piu a lungo

M-  Quindi anche questo non dipende dalla tua volontà? Dipende da altri fattori?

Si, dipende dalle persone, dalle situazioni, da quello che mi viene proposto. Con la reac riesco a concentrarmi di più e a  fissare più a lungo le cose.

M-  A questo proposito, ho notato proprio un netto miglioramento nella tua scrittura, è più precisa, scorrevole e proporzionata, quando scrivi cosa provi, come ti senti, hai meno difficoltà?

Riesco a concentrarmi di più e a scrivere meglio e sono contento perché mi piace tanto scrivere con la penna

M-  Quando ti chiediamo di sforzarti a guardare un lavoro o una persona, sbagliamo quindi, ti mettiamo in difficoltà?

Si, mi mettete in difficoltà e non mi piace

M- ti emozioni quando guardi qualcuno?

Si, mi emoziono e mi blocco così mi piace cambiare

M-  Al contrario di ciò che può sembrare, tu hai ben chiaro tutto ciò che hai davanti, un testo, un’attività, una scena, sai spiegarmi questa cosa?

Si, io riesco a vedere tutto velocemente e anche a memorizzare velocemente quindi riesco a scrivere anche senza guardare.

Rimango dell’avviso che sarebbe necessario ricorrere alle cure mediche prima di chiedere a un autistico di avere attenzione su una cosa perché questo dipende dal nostro stato di salute e non dalla nostra volontà.

Quando io non sto bene ad esempio non riesco a fare le cose, anche sforzandomi.

M-  Sei stato bravissimo a fornirci queste importanti informazioni, saranno d’aiuto a tante persone che si confrontano con le tue difficoltà, grazie.

Spero capiscano come approcciarsi a noi, con cautela e tatto.

Buona serata

Commento della dottoressa Greco

Ecco!!! grazie grazie grazie Andrea!!! hai centrato e dato voce a ciò che spesso cerco di dire, ma senza spiegarmi bene come hai saputo fare tu. Quando io dico che chi si approccia a voi deve farlo con delicatezza, intendo proprio dire questo: CAUTELA e TATTO.

La cautela è definibile come l’attitudine e l’atteggiamento mentale, comportamentale ed emozionale che ci fa muovere con discrezione, nel rispetto di qualcosa di fragile, ma anche di prezioso, esattamente come quando maneggiamo un cristallo.

Il tatto è caratterizzato da una sfumatura ancora più sottile. E’ il tocco delicato dell’anima.

Forse se tutti imparassimo questo, si potrebbe aprire una breccia che permetta loro il contatto oculare senza provare fastidio.

Dipende dallo stato di salute e non da un capriccio e come tale va affrontato, ma spesso la nostra modalità relazionale può diventare cura e guida.

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