Liberarsi dalla Nostalgia
La nostalgia è legata alla memoria, ma alla memoria di cosa? Non si può provare nostalgia di eventi o persone spiacevoli, per cui chi prova nostalgia deve essere stato felice, almeno per un attimo. Come per i marinai danteschi, per tutti noi giunge “l’ora che volge al disio e intenerisce il core”, ma questa tenerezza per le cose perdute cambia di persona in persona e definisce chi siamo e chi siamo stati. La nostalgia, come la memoria, è familiare e personale, e per questo è partigiana e infedele. Se non fosse così, sarebbe impossibile spiegarsi come possano esistere dei nostalgici del fascismo, per esempio. Come sostiene Borgna, la nostalgia ci è d’aiuto nel rivedere continuamente la nostra vita e le nostre scelte, ma io non credo che essa possa fungere da bussola per orientare quelle future. La nostalgia ci può indicare quando siamo stati felici, ma non ci dice niente su come tornare ad esserlo, soprattutto se si cristallizza nel rimpianto. C’è un confine sottile tra nostalgia e rimpianto, tra la dolcezza del ricordo e il gusto amaro di cosa sarebbe potuto essere e non è stato. Mi viene in mente il Pereira di Tabucchi, un uomo tutto avviluppato nel ricordo nostalgico della moglie morta, ma che riesce alla fine a fare i conti col proprio rimpianto e a tornare ad essere padrone del proprio futuro. Il ricordo delle emozioni perdute rischia di trasformarsi in una trappola di inattività, chi vuole uscirne ha l’ingrato compito di prendere sulle sue spalle il peso della propria vita.
Riflessioni della dottoressa Monica Greco
Cara e saggia Rebecca, molto interessante il disquisire su questo concetto a volte molto poco considerato.
La nostalgia, dal mio personale punto di vista, e come dici anche tu nella tua introduzione, non è altro che la memoria di eventi passati. Trovo equilibrato il tuo pensiero rispetto al fatto che non si possano rimpiangere eventi dolorosi. Tuttavia l’animo umano è così vasto che non sempre ciò che sembra logico ad un soggetto, lo sia altrettanto per un altro. Quanto dico mi porta a farti riflettere sul concetto di comprensione del soggetto che ci si pone innanzi, soprattutto se ci sta richiedendo supporto per uscire da un loop di comportamenti involutivi.
La nostalgia, la memoria di una emozione vissuta, e non sempre maturata nel nostro cuore, è anche storia, la storia personale del singolo che si traduce in esperienza cognitiva. L’esperienza cognitiva ci insegna la prudenza (da non confondere con il concetto di timore), e ci guida come una bussola ad orientarci e proiettarci verso scelte specifiche. L’infedeltà di questa bussola è ancora una volta soggettiva, ed è per questo che non deve mai essere posto il nostro giudizio rispetto a scelte che non rispecchiano i nostri canoni.
Il rimpianto è umano ed è avvinghiato alla tristezza di non essersi sentiti abbastanza operativi in una circostanza. Questo effettivamente potrebbe essere castrante e paralizzante, trasformando l’emozione del rimpianto in una vera paura di agire.
Io sono qui per questo, poiché studiando l’epigenetica, ed essendo docente di una scuola di alta formazione in Epigenetica, posso affermare che sempre di più si stia tendendo la mano verso queste persone così bisognose di uscire da tale situazione.
Il riconoscere per un soggetto, di trovarsi proprio in quel recidivante comportamento è la chiave per il superamento di questo blocco.
Oggi ti invito a non valutare solo un’azione mancata, a causa di meccanismi di difesa prodotti da tali emozioni, ma di tendere con me la mano a chi inizia i suoi primi passi verso un autentico riconoscimento delle proprie potenzialità. Tu sei un faro di luce per me e per tanti e puoi aiutare molte persone nel raggiungere consapevolezze in grado di modificare la strada.
È sempre bello poter attivare grazie ai tuoi scritti delle argomentazioni tanto delicate.
Ti abbraccio la tua dottoressa Monica.
Ringrazio Rebecca per la sua missione di portare luce nel mondo!